Il Sud che cammina senza fretta... ed arriva prima

C’è un silenzio nuovo nei vicoli assolati di Napoli. Non quello dell’abbandono, ma quello che precede un’azione decisa. Come in certe partenze lente, in cui chi ha conosciuto il peso del ritardo sa che il riscatto non ha bisogno di squilli, ma di passi sicuri. E oggi, a Sud, qualcosa si muove davvero.

Secondo i dati SIOPE della Ragioneria Generale dello Stato, nei primi quattro mesi del 2025 il Mezzogiorno ha spinto sull’acceleratore. La spesa effettiva per gli investimenti PNRR ha raggiunto i 5,86 miliardi di euro, con un +12,8% rispetto allo stesso periodo del 2024. Non è solo un incremento statistico: è il segnale di un adattamento amministrativo finalmente efficace.

Napoli, in questo, ha fatto scuola. L’88% dei progetti comunali risulta regolare o già in fase avanzata, il 28% è addirittura concluso. Dai fondi per la scuola e la rigenerazione urbana, ai cantieri nei quartieri popolari, fino alla mobilità sostenibile e alla digitalizzazione: una geografia della ripartenza che si allunga dal centro alle periferie. E non è un’eccezione: secondo Svimez, oltre la metà delle risorse infrastrutturali del Piano sono oggi allocate a Sud. Ma stavolta, più che le percentuali, contano le traiettorie. Anche nei piccoli comuni, quelli da meno di mille abitanti, si registrano performance di spesa oltre il 40%. La Corte dei Conti lo definisce “un cambio di passo”: noi potremmo dire, con più semplicità, che il Sud ha imparato a fare.

C’è una dignità sottile nel fare le cose senza annunciarle. Ed è forse questa la novità più profonda: Napoli, insieme a Bari, Andria, Messina, figura oggi tra le città italiane ad “alta maturità digitale”, secondo l’ultimo report FPA. Dove si temeva l’ennesimo ritardo, si scopre un protagonismo discreto. Merito di chi ha scelto di restare nei territori, di giovani tecnici e funzionari entrati nella PA con i fondi PNRR, ma anche di una nuova alleanza fra comuni, centrali uniche di committenza e visioni condivise. La capitale del Sud si scopre laboratorio nazionale: nella gestione dei fondi europei, nella regolarità delle gare, nella capacità di fare sistema. Napoli non è più soltanto un’icona da cartolina o una ferita aperta: è un organismo in trasformazione, che cura le sue crepe senza negarle. La progettualità dell’area occidentale, i cantieri scolastici, la nuova mobilità metropolitana sono solo sintomi visibili di un processo più profondo, che riguarda le relazioni tra cittadini e istituzioni, tra lentezza e efficienza, tra margine e centro.

Forse non serve correre per dimostrare di esserci. Basta continuare a camminare, anche quando nessuno guarda. Il Sud lo ha fatto, e Napoli, senza clamore, ha mostrato che si può invertire la direzione della storia anche in silenzio. A volte la vera rivoluzione è arrivare in tempo quando nessuno te lo aveva chiesto.

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