Redditi e destini: il passo sottile tra scelta e sorte

Ci sono numeri che non restano nei fogli, ma si insinuano nelle traiettorie di vita. Il reddito, per esempio, non è solo una misura di ciò che si ha, ma di ciò che si può: studiare, curarsi, scegliere, restare. L’Istat nel Rapporto 2025 racconta una verità apparentemente incoraggiante: i giovani tra i 18 e i 25 anni, tra il 2011 e il 2022, hanno visto crescere i loro redditi medi di oltre 13.000 euro. Ma quel dato, da solo, è uno specchio appannato. Perché accanto a esso ci sono altre traiettorie che faticano o regrediscono: i redditi degli over 45 crescono poco o nulla, quelli delle donne restano inferiori a parità di istruzione, quelli del Sud arrancano rispetto al Nord. La mobilità sociale, più che salire, sembra essersi seduta.

È nella mappa invisibile delle determinanti del reddito che si cela la vera storia. Il livello di istruzione dei genitori, la regione in cui si nasce, la condizione familiare, il genere: tutto pesa. I giovani provenienti da famiglie con bassa scolarizzazione restano svantaggiati anche a parità di laurea. Le donne faticano a capitalizzare le loro competenze, perché il mercato le incasella in ruoli meno remunerati. E chi nasce al Sud ha, già in partenza, un gradino in meno sotto i piedi. Il lavoro, oggi, non sempre garantisce un futuro: il numero di occupati è in crescita, ma la qualità dell’occupazione è diseguale, e così anche il potenziale di crescita personale. Lo spettro del working poor aleggia tra i giovani adulti. E la sensazione che “non basti impegnarsi” è una ferita silenziosa nella fiducia collettiva.

Ma in questa geografia del disincanto può ancora germogliare qualcosa. Riconoscere la funzione strutturale delle diseguaglianze è il primo passo per combatterle: significa non colpevolizzare chi resta indietro, ma interrogarsi su chi traccia i percorsi. Serve un welfare che sia leva, non stampella. Serve un’istruzione che emancipi davvero, e un mercato del lavoro che premi il merito senza dimenticare l’equità. Le statistiche, se osservate con uno sguardo umano, sono pagine aperte sulla speranza: mostrano che il destino può ancora essere riscritto. Non tutto è predestinato. Ma serve coraggio, e serve politica. Perché dietro ogni curva del reddito c’è un racconto. E ogni racconto ha diritto a un finale che non sia già scritto.

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