La Frenologia, quando la psiche si misurava in termini anatomici

In un tempo non lontano dal nostro, lo studio della mente e del suo funzionamento era molto diverso da come viene affrontato oggi. L’opera di diagnosi e di sostegno nei confronti dei malati psichici era nelle mani di semplici medici, i quali erano noti al pubblico come frenologi.

La frenologia, termine che deriva dal greco antico phren, mente, e logos, studio, fu una disciplina pseudoscientifica nata tra il XVIII e il XIX secolo. Grazie ad essa era possibile diagnosticare malattie mentali, disturbi psichici e deficit cognitivi semplicemente passando il palmo delle mani sul capo e riconoscendo eventuali avvallamenti o protuberanze anomale. 

In questa lettura affronteremo un viaggio alla scoperta di una curiosità dimenticata, parte della storia di appena pochi decenni fa.

Chi era il frenologo e come nasce la disciplina

Il frenologo, che talvolta era un medico, altre un semplice appassionato di anatomia umana, operava con l’ausilio di uno strumento molto comune, le proprie mani. Queste, scorrendo lungo il capo del paziente, potevano diagnosticare qualsiasi tipo di malattia psichica e cognitiva, a loro dire con estrema accuratezza. Talvolta tale lettura era accompagnata da un calibro, oppure da un nastro millimetrato, al fine di individuare la corretta misura di un eventuale anomalia cranica. 

Ma come era possibile comprendere la natura della malattia e quali fossero i relativi sintomi? La frenologia nacque grazie all’opera del medico tedesco Franz Joseph Gall. Secondo Gall il cervello umano era infatti suddiviso in 26 aree, al quale corrispondevano altrettanti “organi”, termine con il quale il medico indicava delle particolari regioni cerebrali, a cui corrispondevano particolari caratteristiche psicologiche. In base all’area “colpita” dall’anomalia anatomica era possibile compiere una diagnosi precisa.

Storia ed evoluzione della frenologia in Europa

La frenologia ebbe, nel corso del XIX secolo, una grande evoluzione, diventando popolare sia in territorio europeo che in America grazie alla costante divulgazione portata avanti dai collaboratori di Gal. Negli stessi anni venne fondata ad Edimburgo la prima società frenologica. Seguì la nascita di molte altre società simili, in alcune aree dell’Inghilterra e dell’America

Agli inizi del Novecento la frenologia diventò una disciplina basilare per la conferma della superiorità degli europei nei confronti di altre popolazioni mondiali, accrescendo il valore sociale della “ razza ariana”. Lo studio della disciplina portò, nel 1931, all’invenzione di un nuovo strumento di diagnosi, lo psicografo.

Nato negli Stati Uniti d’America per opera dei signori Lavery e White, lo psicografo era un macchinario sofisticato fornito di una sorta di casco metallico, collegato a sua volta tramite un tubo ad una stampante in grado di documentare una serie di giudizi in merito alle 32 facoltà mentali di cui l’essere umano è dotato.

Il giudizio veniva stabilito in base ad un punteggio da 1 a 5, di cui uno determinava una mancanza cognitiva, mentre cinque una facoltà elevata. I punteggi ottenuti nelle varie facoltà mentali determinavano una valutazione personalizzata.

In conclusione, seppur si trattasse di una disciplina lontana e poco conforme agli standard odierni, è la conferma di volontà, anche i tempi lontani dal nostro, di conoscere il funzionamento del cervello umano, la sua complessità, il suo straordinario modo di ragionare e di pensare, quell’aspetto che, più di altri, ci distingue da ogni altro essere vivente e che rappresenta la nostra forza, una virtù.

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