La Groenlandia, una terra fredda, dai tratti inospitali agli occhi di chi vive in ambienti caldi e temperati. Si tratta però di un territorio sconfinato, ricco di risorse preziose per coloro che sanno coglierle e sfruttarle a loro vantaggio. Sono circa 4.500 anni che tra la Groenlandia e il suo popolo, gli Inuit, è nato un sodalizio unico, basato sul rispetto del territorio e sulla capacità di adattarsi al suo habitat.
Un tratto fondamentale del patrimonio genetico di questo gruppo di persone residenti tra i ghiacci è che questi hanno subito, nel corso del tempo, un profondo cambiamento, talvolta vantaggioso per la loro sopravvivenza, altre no. A tal proposito è stata portata a termine una ricerca davvero interessante che dimostra come il territorio abbia modificato i geni degli Inuit.
La storia del popolo Inuit è davvero ricca e variegata, molto più di quanto ci si possa aspettare. I primi testi a raccontare di queste popolazioni locali della Groenlandia risalgono al XVI secolo, nel quale si era soliti attribuirgli il nome di eschimesi, un termine oggi dall’accezione dispregiativa, in cui il significato è letteralmente “mangiatori di carne cruda”.
Negli anni gli europei hanno saputo comprendere e confrontarsi con questo popolo, riconoscendone il valore e attribuendo loro il nome con cui essi stessi si definiscono, Inuit appunto, il cui significato è semplicemente “essere umani”.
Secondo quanto riferito dagli storici invece l’origine del popolo Inuit ha radici molto più antiche. Si stima che i primi individui di tale etnia siano arrivati in Groenlandia circa 4500 anni fa, giungendo nella zona dell’Artico Nordamericano dopo aver attraversato lo Stretto di Bering.
Tale popolazione primitiva, però, non è quella che risiede odiernamente in Groenlandia. Tali tribù ancestrali sono state infatti sostituite da un popolo più evoluto, pari ai nostri sapiens, i Thule, i quali iniziarono presto a crescere in numero e ad espandersi.
Oggi come allora gli Inuit vivono di pesca e di caccia. Le loro maggiori fonti di sostentamento sono pesci, balene, foche e orsi bianchi. Tali attività sono spesso di repertorio maschile, mentre le donne sono solite dedicarsi alla lavorazione del pellame, al fine di realizzare calzature, indumenti e rivestimenti per le loro imbarcazioni tradizionali, i Kayak.
Aspetto interessante riguardo lo stile di vita sono le loro abitazioni. Gli Inuit infatti non hanno case fisse e stabili: durante l’inverno sono soliti vivere all’interno degli igloo, delle piccole dimore realizzate con blocchi di ghiaccio e rivestiti internamente di pelli di renna, mentre durante l’estate vivono in tende fatte di pelli di karibù o di foca, legno o costole di balena.
Gli Inuit sono un popolo davvero complesso, ricco di storia, tradizioni e cultura. A renderli davvero unici è il loro legame con la Groenlandia, un rapporto costruito nel tempo, fatto di rispetto, ma soprattutto di adattamento genetico all’habitat naturale.
Tale aspetto è stato oggetto di studi da parte di un team di ricerca dell’Università di Copenaghen, svolti allo scopo di fornire un’assistenza sanitaria più adatta alle esigenze di tale popolazione.
La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Nature, ha coinvolto un campione di circa 6.000 abitanti indigeni della Groenlandia, circa il 14% della popolazione adulta”.
L’analisi ha dimostrato un profondo cambiamento riguardo il gene coinvolto nel metabolismo degli acidi grassi. Si tratta della conseguenza del consumo di carne di foca e di balena, i cui i grassi sono ricchi di Omega 3.
Inoltre, come spiega Anders Albeechtsen, coautore dello studio, alcuni geni comunemente recessivi sono diventati più comuni, determinando una maggiore possibilità di insorgenza di malattie rare.
La speranza è quindi quella che, per la prima volta dopo numerosi secoli, gli europei possano rappresentare per gli Inuit una risorsa anziché un ostacolo, permettendo loro di continuare a vivere la vita che hanno sempre vissuto e intervenendo solo laddove necessario.